mercoledì 5 novembre 2014

C'era un tempo in cui Berlino.



C´era un tempo, molti anni fa, in cui Berlino era per me solo la fredda, anonima e un pochino triste citta' tedesca, senza Montmartre, senza la Guinness, senza le Ramblas, ma solo qualche Wurst e qualche nostalgico del punk.

C´era un tempo in cui mi ha attirato a se’ per la prima volta, piu' per voglia di fare sempre cio' che gli altri non fanno, cio' che agli altri non piace. Come quando mi rifiuto di leggere un libro, pur se valido, solo perche´lo stanno leggendo tutti...e aspetto quando non va piu di moda.

Non andava di moda, Berlino, in quegli anni e cosi' ho deciso di conoscerla, e al primo appuntamento e’ stata grigia, monocolore, freddissima...l'odore di ferro delle banchine della metropolitana che mi colpi' piu' forte delle raffiche di vento quando arriva il treno e quella lingua astrusa e dura come le espressioni dei suoi abitanti, alla Ivan Drago, l'antagonista del nostro Rocky Balboa.

C'e' stato un tempo, qualche giorno dopo, in cui di questa citta' mi sono innamorata, un amore che comprendeva anche quell'odore di ferro delle banchine della S-bahn, e pure quelle un po' piu' comuniste della U-bahn.

C'era un tempo in cui mi sono innamorata dei treni che, se c'e' scritto in due min ma arrivano in quattro ti chiedono comprensione e pazienza, delle bottiglie di vetro come bene piu' prezioso della birra che contengono, dell'idolatria nei confronti dei ciclisti, nemmeno fossero Gandhi.

C'era un tempo in cui mi sono fatta incantare da OstBerlin, dal Club der Visionäre, dallo Yaam, e dal mezzo litro di Sterni a 60 cent da portarsi a spasso come il gelato.

Dopo troppi anni e viaggi MIL-BER a/r, e' arrivato un tempo in cui bere la Sterni voleva solo dire emicranie impossibili, il Mauerpark era diventato un girone infernale da cui stare alla larga, se non per farci due soldi, e Kreuzberg aveva anche un po' rotto le palle.

C'e' stato un tempo, qualche Anmeldung dopo, in cui Berlino ha voluto diventare la mia casa, perche' sapeva davvero capirmi, come ogni casa che si ritenga tale, ma anche farmi sentire dolorosamente sola, estranea al lavoro, totalmente disorientata nel fare una semplice risonanza al ginocchio.

In questi stessi tempi, i primi a Berlino, questa citta' riusciva a sfinire le mie giornate, con l'inglese twentyfourhours, e il tedesco a scuola la sera, tornata sui banchi alla Volkshochschule, insieme a tanti strani personaggi, tutti piu bravi di me, con cui era impossibile dire che Ligabue dovrebbe anche piantarla che ha fatto il suo o fare un po´di sana caciara italica (spagnoli a parte).

E´arrivato poi un tempo in cui l'italiano e' diventato noioso, non solo la lingua, e i momenti in cui mi ritrovavo a spiegare ai colleghi tedeschi (diventati nel frattempo amici) concetti profondi come “l’essere rincoglioniti“, una droga.

In questo tempo gioivo, gioisco dell'essere continuamente in mezzo ai misunderstanding, alle gaffe culturali, il bacino NO ma l´abbraccio SI, i tre-quattro ripetuti di seguito a loop „Wie bitte?“ seguiti da un quinto, „Ach so!“, fingendo clamorosamente di aver capito tutto. Ma la soddisfazione suscitata al lavoro (forse piu' mia che del gruppo), dopo avermi vista la prima volta rispondere al telefono, corrugare la fronte nel tentativo di decodificare e poi uscire con un quasi perfetto „Sie ist noch nicht da. Können Sie später anrufen bitte?“ Oddio, sono riuscita a dirlo davvero??

E quanto e' diventata bella per me questa lingua ora, e quanto e' riuscita a farmi vedere Berlino con occhi diversi, e a farmela sentire meno casa-vacanza.

E´poi arrivato un giorno in cui ho deciso di rinunciare definitivamente alla terra del buon vino rosso e dell'alta cucina per un posto dove si accompagna il risotto (scotto) con il cappuccino, e il giorno dopo qualcosa di inaspettato ma molto voluto ha deciso di cambiare ancora tutto, di allontanarmi da casa, dall'odore del ferro, dall'abbraccioSibacinoNO, dal cibo a disposizione giorno e notte e in ogni angolo ma i supermercati chiusi la domenica, pure sotto Natale, tranne l'Edeka di Friedrichstraße che ha salvato tanti nostri brunch ma annientato, per due fette di pane e due uova, il risparmio accumulato in una settimana di spesa al Netto.

C´era un tempo in cui ero terrorizzata dall'idea che la distanza potesse allontanarmi dal cuore dei miei amici piu cari, lasciati in Italia, ma poi e' arrivato il tempo in cui ho capito che aveva ragione Gibran...„La montagna ispira piu´reverenza e appare piu´chiara al viandante della valle che all' abitante delle sue pendici“. 
E' ora di fare tesoro di questa poesia per superare la mancanza della mia famiglia berlinese..


Ora c'e' un tempo in cui il viandante torna alle pendici della montagna per essere il vinavil delle serate (cit.) con gli altri abitanti della valle e per farsi da loro riempire il cuore.



Ora e' un tempo storico per la mia bellissima citta' (che compie 25 anni di totale e vera liberta' senza il muro a dividerla) ed e' un tempo storico per me (che qui, prima di salutarla, compio 40 anni della mia vita): lo stesso giorno, sara´un caso?